Il Signore è mio pastore (Turoldo, Passoni, Bosi)
Il testo di questo canto notissimo è una rilettura del salmo 22(23) scritta nel 1973 da padre Davide Maria Turoldo (Coderno 1916 – Milano 1992), religioso e poeta appartenente all'Ordine dei Servi di Maria. È ritenuto da alcuni uno dei più rappresentativi esponenti del cambiamento del cattolicesimo italiano nella seconda metà del Novecento, il che gli è valso il titolo di «coscienza inquieta della Chiesa». Molto attivo all’epoca della Resistenza antifascista, amico di Pierpaolo Pasolini, poeta fascinoso è autore di varie raccolte di liriche, tra cui Io non ho mani (1948) Gli occhi miei lo vedranno (1942), che gli varranno una sorta di condanna da parte del Sant’Uffizio, insospettito per il suo pensiero troppo liberale nel concedere spazio alla coscienza e per il suo aperto sostegno all’opera ancora incompresa di don Zeno Saltini; fu, perciò, allontanato dall’Italia e costretto a vagare tra diverse case dell’Ordine, in Austria, Baviera, Inghilterra, Stati Uniti, Canada. Una volta rientrato in Italia curò rubriche fisse su vari giornali e riviste, denunciando ogni forma di sopruso, soprattutto istituzionale ed economico, e si fece voce degli oppressi, soprattutto di quelli più emarginati, per la libertà e la giustizia. Nel 1974, in occasione del referendum abrogativo della legge sul divorzio, si schierò per il No, a favore dell'abrogazione, di fatto disobbedendo ai vescovi italiani e al Papa. Affetto da un tumore al pancreas, morì a Milano il 6 febbraio 1992; il 2 febbraio, al termine della messa domenicale, si era congedato dai fedeli con la frase: «la vita non finisce mai!». Presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria Martini, che, qualche mese prima della morte, gli aveva consegnato il primo Premio Giuseppe Lazzati, affermando la propria opinione secondo la quale «La Chiesa riconosce la profezia troppo tardi».
La musica è di Ismaele Passoni e l’armonizzazione è di Gian Mario Enrico Bosi.